Salvataggio Ferrarini: spunta la proposta di concordato
Nasce una cordata per il salvataggio di Ferrarini. A capo della cordata ci sono UniCredit e Intesa Sanpaolo. Rilanciare l’azienda emiliana è un messaggio chiaro: salvaguardare il made in Italy. Ora le sorti di Ferrarini sono nelle mani delle due banche italiane. In che modo intendono salvarla?
Proposta di concordato per il salvataggio di Ferrarini
Il gruppo della cordata è composto da UniCredit, Intesa Sanpaolo insieme ai partner industriali Bonterre-Grandi Salumifici Italiani (realtà di riferimento nazionale ed europea per i salumi di qualità e Parmigiano-Reggiano), OPAS (la più grande organizzazione di prodotto tra allevatori di suini in Italia) e HP (società impegnata nel sostegno e innovazione dell’agrifood).
Con la presentazione al Tribunale di Reggio Emilia di una proposta di concordato, il gruppo ha confermato il suo impegno a rilanciare l’azienda emiliana.
Coldiretti ha espresso il suo apprezzamento per questa operazione. Il Made in Italy, già estremamente provato dalla crisi economica causata dall’emergenza Covid-19, va sostenuto e rilanciato. Una realtà agroalimentare così importante a livello nazionale per il Made in Italy 100% è vitale, specie in un periodo di crisi come quello che stiamo affrontando. Per il nostro Paese, il rilancio della Ferrarini rappresenta una grande occasione per valorizzare l’intera filiera produttiva.
In che modo le due banche intendono rilanciare Ferrarini?
Unicredit e Intesa Sanpaolo: come salvare l’azienda emiliana?
La nascita della cordata capeggiata da Unicredit e Intesa Sanpaolo ha un’obiettivo preciso: sostenere Ferrarini mettendo a sua disposizione apporti di capitale e capacità imprenditoriali.
In una nota della proposta di concordato, si legge “sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo con un ammontare di 35 milioni di € disponibile per la durata del Piano Industriale presentato”.
Il dissesto ha lasciato 250 milioni di debiti. Il Piano Ferrarini prevede il primo pagamento (circa 38 milioni di euro) ai creditori entro 12 mesi dall’omologa del concordato
Bonterre, Intesa e Unicredit contano di distribuire ai creditori altri 25 milioni entro 5 anni, portando il totale dei rimborsi a 82 milioni. Né più né meno come Ferrarini ma con una concentrazione di risorse nei primi 12 mesi dopo l’omologa.