Pensioni d’oro: quante sono e fino a quanto possono arrivare?

Per pensioni d’oro s’intendono le pensioni superiori ai 5.000 euro mensili lordi. A fine 2018, ammontavano complessivamente a 59.863 secondo i dati ufficiali INPS. Costituiscono lo 0,36% dei complessivi 16 milioni di pensionati italiani ma, da sole, ogni anno costano al nostro Paese circa un terzo di una manovra di bilancio.

Non si parla, però, soltanto di conti Inps. Esistono pensioni d’oro erogate anche da altri enti previdenziali. Ai 59.863 pensionati d’oro risultanti dalle stime Inps bisogna aggiungere circa 30.000 pensionati d’oro (come gli ex parlamentari) che percepiscono assegni non erogati dall’Inps. Il totale complessivo, quindi, sale a quasi 90.000 pensionati dorati.

Quanto costano allo Stato italiano?

Pensioni d’oro: il peso sui conti pubblici

Novantamila pensioni d’oro (da oltre 5.000 euro mensili in su) costano allo Stato italiano circa 7 miliardi ogni anno. Alias il 30% di una manovra di bilancio.

Un primato nero, quello dell’Italia in ambito UE, che distorce la distribuzione di denaro pubblico per via, soprattutto, del sistema di calcolo retributivo che tende vergognosamente a gonfiare gli assegni.

Privilegi che, tuttora, esistono e pesano sulla collettività italiana grazie alla riforma Dini del 1995.

Il contributo di solidarietà salva oltre la metà dei pensionati d’oro

Facciamo una premessa: oltre la metà dei pensionati d’oro, in Italia, percepiscono un importo annuo inferiore ai 100mila euro.

Nel 2011, il governo ha introdotto il ‘contributo di solidarietà‘. In cosa consiste?

Questa misura, valida fino al 2023, prevede un taglio, una trattenuta percentuale che, però, va a colpire soltanto pensioni d’oro a partire da una prima fascia tra i 100.200,01 e 130.260 euro annui. Le pensioni d’oro al di sotto dei 100mila euro annui non vengono colpite pur rappresentando, in termini di numero, oltre la metà del totale.

Le trattenute percentuali salgono progressivamente in base all’aumentare degli importi suddivisi in fasce di pensioni d’oro annue percepite come segue:

– 100.200,01 > 130.260 € 15%;

– 130.260,01 > 200.400 € 25%;

– 200.400,01 > 350.700 € 30%;

– 350.700,01 > 500.800 € 35%;

– oltre i 500.800 € 40%.

Più si sale di fascia, più diminuiscono i pensionati d’oro.

Dal taglio alle pensioni d’oro sono esclusi anche le pensioni di invalidità e di inabilità, le pensioni ai superstiti e delle vittime del dovere.

In sostanza, il contributo di solidarietà colpisce ben pochi pensionati dorati.

Corte Costituzionale e Circolare INPS 116/2019

A novembre 2020, la Corte Costituzionale ha bocciato la durata quinquennale proposta dal governo gialloverde nel 2018. Secondo la Suprema Corte, il contributo di solidarietà deve essere limitato ad un triennio (una durata superiore del provvedimento sarebbe ‘irragionevole per sproporzione’), mentre il ‘raffreddamento’ della rivalutazione automatica delle pensioni più elevate (oltre i 500mila euro annui) resta.

Con la circolare 116/2019, l’INPS ha chiarito che non è possibile applicare il taglio di pensioni d’oro in regime di cumulo o totalizzazione, nel caso sia presente anche un solo contributo a carico di una cassa di liberi professionisti.