Aiuti a fondo perduto: ecco come funzionano, come richiederli e a chi sono rivolti

Gli aiuti a fondo perduto, o contributi a fondo perduto, non sono altro che sovvenzioni sotto forma di erogazione di denaro di cui non è però richiesta né prevista la restituzione. Si tratta quindi di aiuti fondamentali per determinate categorie di cittadini che, altrimenti, non avrebbero modo e possibilità di investire in attività economiche o per la loro crescita professionale. Ma in che cosa consistono nello specifico e come si possono richiedere? Chi ne può beneficiare e quali sono quelli attualmente previsti per il 2022? Ecco le risposte.

Aiuti a fondo perduto: cosa sono e come funzionano?

Come già accennato in apertura, gli aiuti a fondo perduto consistono in erogazioni di denaro per il quale non è prevista la restituzione. Si tratta infatti di interventi finanziari il cui scopo è quello di erogare un capitale di cui non si chiede la restituzione, al contrario dei prestiti o dei finanziamenti.

Generalmente gli aiuti a fondo perduto sono erogati da enti pubblici o istituti di credito per delega dei primi. Infatti, di solito l’erogante è pubblico. Questo tipo di agevolazioni sono destinate, come già accennato, a determinate categorie di cittadini o aziende. Lo scopo degli aiuti a fondo perduto è infatti proprio quello di aiutare economicamente le categorie più deboli affinché possano entrare nel mondo del lavoro e nel tessuto aziendale.

In questo modo il ritorno economico dell’erogante non è tanto in termini materiali immediati, quanto piuttosto nella creazione di un contesto economico più favorevole nel medio e nel lungo termine. In questo senso si parla di conseguenze indirette degli aiuti, che si possono verificare sotto forma di rivitalizzazione di uno specifico settore di mercato oppure, più semplicemente, in un ritorno in termini di immagine aziendale e quindi relativo al marketing.

Inoltre, molti di questi aiuti sono solitamente riservati o, come detto, a determinate categorie, oppure a specifiche aree geografiche. In questo ultimo caso lo scopo è quello già accennato di dare nuova linfa vitale a zone economicamente svantaggiate. Nel lungo termine, lo scopo è quindi quello di rialzare specifici settori circoscritti in un’area geografica, coinvolgendo i residenti e quindi diversi tessuti sociali.

Quali sono gli aiuti previsti per il 2022

Come abbiamo avuto modo di capire, quindi, gli aiuti a fondo perduto possono comprendere una vasta gamma di agevolazioni. Tali agevolazioni possono dipendere dalla categoria di cittadini che ne fa richiesta oppure dall’area geografica cui sono indirizzati i fondi. In tal senso si configura quindi una moltitudine di opportunità.

Gli aiuti a fondo perduto previsti per il 2022 sono infatti diversi, complice la situazione di crisi dovuta alla pandemia mondiale da Covid-19. Tra i principali di cui si ha notizia ad oggi possiamo annoverare aiuti a fondo perduto destinati a:

  • discoteche e sale da ballo, in quanto ne è prevista la chiusura fino al 31 gennaio 2022;
  • attività di commercio al dettaglio con fatturato fino a 2 milioni di euro nel 2019 (articolo 2 del DL n. 73/2021);
  • parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici;
  • attività di organizzazione di feste e cerimonie, wedding, hotellerie, ristorazione, catering, bar-caffè e gestione di piscine;
  • associazioni e società sportive.

Per queste categorie è altresì prevista la sospensione dei versamenti di ritenute alla fonte, trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, operati in qualità di sostituti d’imposta, nel mese di gennaio 2022; e dei versamenti IVA in scadenza nel mese di gennaio 2022.

Affinché sia possibile accedere a questi specifici aiuti a fondo perduto previsti dal Governo per le attività sopra elencate, i requisiti sono i seguenti:

  • svolgere prevalentemente un’attività di commercio al dettaglio classificata con uno dei seguenti codici ATECO 2007: 47.19, 47.30, 47.43, tutte le attività dei gruppi 47.5 e 47.6, 47.71, 47.72, 47.75, 47.76, 47.77, 47.78, 47.79, 47.82, 47.89 e 47.99;
  • aver maturato nel 2019 un ammontare di ricavi non superiore a 2 milioni;
  • avere registrato una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019;
  • detenere sede legale oppure operativa in Italia
  • essere iscritti nel Registro delle imprese;
  • non essere in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatorie né già in difficoltà al 31 dicembre 2019, né destinatari di sanzioni interdittive (articolo 9, comma 2, lettera d), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231).