Partite IVA forfettari e dipendenti: chi ci guadagna?

Con la decisione di estendere fino a 85mila euro di fatturato la flat tax per le partite IVA, si è creato un dibattito non indifferente con i lavoratori dipendenti sul piede di guerra rispetto a chi, almeno secondo il loro parere, godrebbe di un trattamento privilegiato.

In questa guida proviamo a fare chiarezza anche se la tematica è molto lunga e va approfondita in maniera precisa.

Il dipendente scarica le spese, le partite IVA forfettarie no

Partiamo dal primo aspetto: sì, è vero, a parità di reddito, a partire da una certa soglia in poi, il lavoratore autonomo paga meno tasse rispetto a un lavoratore dipendente. Se prendiamo il reddito ‘secco’, così è. C’è però un ‘ma’ grande quanto una casa.

Al netto che il lavoratore dipendente ha le ferie e malattie, non si considera che quest’ultimo scarica diverse spese, come quelle sanitarie e il mutuo. Cosa che la partita IVA a regime forfettaria non può fare. Esemplificando, se un dipendente deve comprare dei medicinali, ha un rimborso del 19%. La partita IVA no.

Favorendo, in quest’ultimo caso, anche il nero considerando che l’autonomo non ha alcun interesse a ricevere la fattura, se non quello sociale.

Attenzione ai costi ‘accessori’

Un altro aspetto importante riguarda i costi accessori. Il più delle volte, è l’azienda – o la Pubblica Amministrazione se si lavora, appunto, per il pubblico – a fornire gli accessori per svolgere al meglio il proprio lavoro.

L’autonomo a partita IVA forfettario, invece, è costretto a pagarsi di tasca sua fino all’ultimo centesimo. E, a differenza del regime ordinario, anche in questo caso non può scaricare nulla. Il vantaggio, però, è che non ha la necessità di aprirsi un conto a parte aziendale ma può riversare tutto sul proprio conto personale.

Certo, ovviamente possono esserci dei controlli e bisogna giustificare, qualora l’Agenzia delle Entrate lo dovesse richiedere, le uscite, anche quelle ludiche. Tra una consegna e l’altra vuole divertirsi spulciando tra i siti di scommesse sportive online con bonus per tentare la sorte? Ebbene, se vince una cifra considerevole potrebbe essere soggetto anche a dei controlli ulteriori.

Certo, siccome è tutto in regole non ci dovrebbero essere problemi. Comunque, però, alla fine sono rogne.

Il 15% è ‘solo’ dell’IRPEF

Una persona che non è esperta e legge che le partite IVA pagano il 15% di IRPEF possono pensare che sia il computo delle tasse totali. Invece no. A parte il fatto che il 15% non è su tutto il reddito ma è su una parte (nella stragrande maggioranza è del 78% sul reddito poiché il restante 22% è esente da tasse) ma, poi, a ciò bisogna aggiungere i contributi previdenziali che ammontano, in diversi casi, a circa il 25%, salvo casi particolari come i commercianti, del 78% di cui sopra.

Quindi, per il computo delle tasse bisogna fare la somma dei due pagamenti. È poco? È tanto? Dipende una persona come intende svolgere il lavoro. A livello economico, è minore del dipendente. Ma è il costo di sacrificare alcuni diritti, come le ferie e le malattie.